EDOARDO DIONEA CICCONI | IL GIORNALE DELL'ARTE | ARTICLE

MICHELA MORO, IL GIORNALE DELL'ARTE, July 24, 2023

A Palermo Edoardo Dionea Cicconi ha misurato la distanza tra la Terra e il Sole

Nel Cortile Maqueda del Palazzo dei Normanni l’opera site specific dell’artista romano è una sintesi di arte, scienza e tempo, che muta col passare delle ore


Un totem misterioso e pulsante occupa il centro del Cortile Maqueda di Palazzo Reale a Palermo; il palazzo, uno dei monumenti più visitati in Sicilia, è detto anche Palazzo dei Normanni, ed è la sede dell'Assemblea Regionale Siciliana, oltre a essere la più antica residenza reale in Europa, tra l’altro dimora imperiale di Federico II, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero (1194-1250).

L’opera site specific «150-93 VIII» di Edoardo Dionea Cicconi (Roma, 1985) pare una colonna ottagonale specchiante, ma subito dichiara la sua versatilità e autonomia: è un oggetto che distingue tra giorno e notte, e reagisce di conseguenza rimandando allo spettatore emozioni e immagini diverse. La scultura interagisce innanzitutto con lo spazio circostante, seguendo la pianta del cortile. Di giorno gli specchi minimali aggiungono un tono contemporaneo alla imponente architettura rinascimentale del Cortile Maqueda, riflettendo i due ordini di logge e i sontuosi mosaici che guidano all’ingresso alla Cappella Palatina.

«Guardando la pianta del cortile dall’alto, dice l’artista, si legge una geometria radiale, esplosiva, dal centro; io ne ho visto il cuore pulsante, e all’interno di questa esplosione ho pensato di inserire un grande ottagono, l’elemento intruso, che dall’alto ha una sezione ortogonale. Anche l’altezza, quattro metri, non è casuale ma segue il rapporto architettonico del cortile, che già all’epoca fu costruito seguendo una proporzione, un multiplo dell’otto, numero sì, ma anche rappresentazione dell’infinito, importante nella filosofia di Federico II».

Arte, scienza, spazio e tempo, storia, tutto si lega nella ricerca di E.D. Cicconi, e al crepuscolo l’opera ne restituisce la parte più viva: scompaiono gli specchi, e illuminandosi di notte, nel buio le grandi lastre restituiscono i colori e gli effetti mesmerizzanti dell’aurora boreale, felice incontro tra natura e arte.
Il titolo pare criptico, la spiegazione è semplice: «I miei titoli non sono romantici o descrittivi, sono sempre codici da decodificare, in questo caso i numeri rappresentano la distanza tra la Terra e il Sole: sono 150 milioni di chilometri e 93 milioni di miglia la distanza tra noi e il Sole».

Un omaggio al palazzo e alla città che E.D. Cicconi ha scelto come sede del proprio studio. «Non sono palermitano, ma il background culturale millenario che ha questa regione è una grandissima forma di ispirazione»Affrontando temi universali spesso in modo interattivo, Cicconi cerca la sintesi tra arte e scienza, indagando il concetto e la percezione del «tempo», lavorando con installazioni, sculture, musica e altri media; i suoi lavori, all’apparenza freddi, contengono e provocano sempre emozioni, restituendo una visione della realtà a volte sorprendentemente distorta ma sempre possibile e intrigante, e certamente contemporanea.

L’installazione, fino al 20 agosto, dell’opera «150-93 VIII» di Edoardo Dionea Cicconi a Palazzo Reale è stata resa possibile grazie alla Fondazione Federico II, che gestisce il Complesso Monumentale di Palazzo dei Normanni e della Cappella Palatina, e fa parte di «Pionieri della Cultura #2», i laboratori della Fondazione Federico II con studiosi e artisti, impegnati nella salvaguardia della cultura dal rischio estinzione. 

«La Fondazione Federico II, afferma Gaetano Galvagno, presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II, esplora un linguaggio artistico contemporaneo in grado di riavvicinare arte e scienza e suscitare interesse nei giovani».

«Il rapporto tra materia e forma, 
dice il direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso, è una delle grandi ossessioni dell’arte del XX secolo. Nell’opera di Edoardo Dionea Cicconi la materia è medium artistico, ma è anche un espediente creativo per indagare sull’essenza della materia in dialogo con le teorie della fisica. Quest’opera ha inoltre il merito di stimolare il senso di meraviglia che dobbiamo mantenere nei confronti della natura».

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